Uno, due, tre, quattro… Arrosticini…
Hai mai sentito parlare degli Arrosticini del Mannarino? Impossibile che tu non li abbia notati al cospetto del suo banco carni…
Tra bombette pugliesi, costate e polpette della nonna – si sa – il macellaio Mannarino non ti manda mai a casa affamato ed è sempre pronto per proporti le diverse specialità presenti nel suo banco. E una, in particolare, ha conquistato il cuore e la pancia di molti con il suo insuperabile gusto. Stiamo parlando dell’arrosticino, un tipico spiedino abruzzese fatto con carne di agnello e cotto alla brace. La particolarità degli arrosticini è che, insieme alla carne, negli spiedini devono essere inseriti anche dei pezzetti di grasso che durante la cottura conferiscono un sapore particolare e unico alla carne. Nonostante la semplicità, questi spiedini racchiudono una lunga storia e una tradizione culinaria ben specifica che il Mannarino si è tanto prodigato a studiare per poter ripresentare questa leccornia della cucina abruzzese nella migliore delle sue versioni.
Chiamati originariamente “rustolle” o “rustelle” (arrosti piccoli), si narra che gli arrosticini furono inventati nel Voltigliano, località non lontana dagli Appennini, da due pastori che, affamati, pensarono bene di tagliare carne di pecora vecchia in piccoli pezzi e infilarli in un bastoncino di legno cuocendoli poi sulla brace all’aperto. Per cucinare gli arrosticini secondo la tradizionale è previsto l’utilizzo della cosiddetta furnacell’, particolare braciere sul quale questi spiedini vengono poggiati facendo in modo che sia solo la carne ad essere sulla brace mentre il manico rimanga fuori per girare ed estrarre gli arrosticini. La cottura non deve avvenire a fiamma alta altrimenti si rischierebbe di seccare la carne e coprirne il gusto.
Gli arrosticini abruzzesi sono talmente legati alla tradizione del luogo che nel 1930 fu dedicata loro addirittura una poesia. L’autore è il Prof. Ernesto De Carolis che, fedele al dialetto di Civitella Casanova, si mise a comporre una sorta di inno verso questo prodotto tanto caro all’Abruzzo, l’arrosticino:
J’arrestiglie de Cevetelle
Mite è bbone j’arrestiglie
sopre a quattre carveniglie
quande quande s’ha bbreschete
che neh ‘glutte t’hi magnete.
E’ quesenze de jandeche:
ma che studie nen te deche
p’arcapà qui veccueniglie
grasse i magre che se sfriglie.
E che nu profume spanne
che d’a n’core saglie n’ganne.
Pe sta cosa prelebbate
tutte chiende ci’ha prevate
Categnene i Carpenete
tante ha fiette ma nen c’ha arscete.
Prove, arprove, taglie, artaglie,
mbiveze, azzoffele, sventaglie,
ma duv’eglie quej addore?
Duva sta que lu sapore?
E’ Pretore pe li fuse,
l’arte è pe chi l’ause
j’arrestiglie de Cevetelle
e ste citele gnie le stelle,
è ddu cose accellende
che sta ecche solamende.
– Prof. Ernesto De Carolis, L’arrosticino, 1930 –
Frutto della tradizione culinaria della pastorizia stanziale è diventato oggi uno dei piatti di carne più amati dagli abruzzesi e non solo. Come ogni piatto tradizionale che si rispetti, ha subito con il tempo alcune modifiche. La cottura e la preparazione originarie sono rimaste invariate ma per soddisfare i palati dei buongustai più curiosi sono state create diverse varianti, tra le più apprezzate troviamo anche gli arrosticini di fegato (ma solo per i più audaci!), spesso serviti con salse piccanti o olio di tartufo.
Ma qualunque siano i vostri gusti, difficilmente ci si stanca di gustare gli arrosticini e questo è un chiaro segno che conferma la bontà di questo prodotto della tradizione che non potete non provare almeno una volta nella vita.
L’arrosticino ha attraversato tutti gli Appennini per approdare fino in Pianura Padana e il Mannarino non si è lasciato sfuggire questa appetitosa opportunità!
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